Tradurre Il segreto

La prima serie non si scorda mai, e la mia è stata Il segreto (El secreto de Puente Viejo), una telenovela spagnola che ha avuto un successo travolgente sia in patria che da noi. Era il 2013 e avevo già alcuni anni di esperienza in traduzione e adattamento di documentari e docureality, e quando mi è stata proposta la prima reazione è stata di entusiasmo: un po’ perché si trattava di tradurre dallo spagnolo (la mia lingua del cuore), un po’ perché mi assicuravo un bel po’ di lavoro, dato il numero di episodi previsti, e soprattutto perché si prospettava una novità interessante. Come sarebbe stato tradurre una serie, o telenovela che fosse? Così mi sono lanciata in questa avventura, traducendo un episodio ogni cinque circa dal primo fino al numero quattrocento.

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La prima cosa che ho imparato, banalmente, è che tradurre una serie è un po’ come tradurre un libro (come racconto in Tradurre Penny Dreadful): bisogna calarsi nella storia, comprendere il contesto e soprattutto, dal momento che ci si occupa di dialoghi, conoscere a fondo i personaggi e individuare il loro idioletto, ovvero il loro modo particolare di esprimersi. Se nella traduzione di documentari e docureality il linguaggio dev’essere neutro e va appiattito su un registro medio-alto (nella pratica, se un personaggio nell’originale balbetta o commette errori grammaticali, la traduzione deve normalizzare le sue battute), in una serie bisogna tenere conto di tutte le sfumature, perché hanno un valore narrativo e descrittivo.

Nel caso del Segreto i personaggi sono molti e di diverso carattere ed estrazione sociale, quindi non possono parlare tutti allo stesso modo. Doña Francisca è colta, glaciale e cattivissima: il suo linguaggio ha un registro alto e un tono secco, privo di qualsiasi incertezza.

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¡Mejor que no supieras nada, porque si me entero de que habéis estado consintiendo que ese desgraciado arruinara la vida de mi hija, entonces no tendría piedad contigo ni con nadie de tu familia!

8znzmeAlla faccia del periodo ipotetico! Sua figlia Soledad, invece, è una sognatrice romantica e si esprime come una tipica eroina da romanzo ottocentesco, sempre sospesa tra lo svenevole e l’appassionato.

No padezcas, Mariana, este dolor no me preocupa. Mientras me duele el cuerpo el corazón descansa.

Raimundo è un oste di grande cultura, una sorta di intellettuale popolare, che ogni tanto regala qualche perla:

¡Si la toda la humanidad actuara con esa desidia todavía estaríamos al fondo de la cueva, pensando que las sombras del fuego son la realidad…!

Il-segreto-EmiliaAmmetto però che i miei personaggi preferiti, dal punto di vista linguistico naturalmente, sono tre, tutti popolari ma non troppo e accomunati dal fare grande ricorso a modi di dire, detti ed espressioni che, per chi come me adora la lingua spagnola, danno un grande gusto nella traduzione e spezzano la monotonia di amori strappalacrime, perfidie e agnizioni varie. Purtroppo devo riconoscere che in questo caso il doppiaggio è un po’ piatto e fa perdere moltissimo la freschezza di questi personaggi rispetto alla versione originale. Emilia, la figlia di Raimundo, ha un linguaggio popolare e frizzante, usa modi di dire curiosi e sa essere sia dolce che sbrigativa.

No, es algo más serio y se lo voy a decir, ¡vaya que si se lo voy a decir! Me he enterado que usted no ve tres en un burro, así que Castañedas, se acabó el paripé que las mentiras tienen las patas muy cortas y esta ya ha dado todos los pasos que tenía que dar. ¡Venga!

Mañana viernes, después de AL PIE DE LA LETRALa seconda è Dolores, la “sindachessa” e padrona dell’emporio: lei è una vera miniera di detti ed espressioni popolari e traducendo le sue battute non solo ne ho imparati tantissimi, ma mi sono dovuta scervellare per trovare delle traduzioni all’altezza. Due espressioni per tutte: il suo ni peros ni peras (per zittire chi le si oppone con un “pero…”) e alma de cántaro per riferirsi all’ingenuo figlio Hipólito, perfetto esempio di personaggio che si caratterizza proprio per le sue esitazioni nel parlare, che vanno quindi mantenute nella traduzione.

Il terzo tra i personaggi più riusciti è la protagonista, Pepa (a proposito, sapete che all’inizio doveva chiamarsi Petra in Italia? Poi fortunatamente i produttori sono tornati sui loro passi!). Devo dire che nei primi episodi gli sceneggiatori erano piuttosto ispirati e il linguaggio di Pepa ricordava tantissimo i giovani protagonisti della letteratura picaresca, un genere di grande tradizione in Spagna, con quel misto di saccenteria, saggezza popolare e costruzioni linguistiche articolate che lo rende così piacevole da leggere, ascoltare e, naturalmente tradurre:

pepa-balmes-nel-segreto-prima-stagione_311289Pero, porque es cierto, señor, no es gana de moler. He visto más partos que días he vivido y no somos iguales ni en el gusto ni en el dolor.

En lo que sí me puede ayudar es poniéndome algo para llenar el estómago, don Raimundo, que vengo en ayunas y se me va a juntar el desayuno con la cena.

Poi con l’andare degli episodi questa ispirazione si è un po’ persa, a mio parere, anche se Il Segreto rimane una telenovela di buona qualità linguistica e molto “densa” rispetto alle classiche telenovelas in cui il dialogo occupa solo una piccola parte del copione rispetto a lunghi sguardi di amore/rancore/stupore, perfide azioni perpetrate nel silenzio assoluto e sbaciucchiamenti vari.

Insomma, tradurre Il Segreto è stato divertente, piacevole e molto istruttivo, e non solo dal punto di vista della traduzione in sé; come capita con tutte le prime volte, mi ha insegnato anche molto sulla traduzione per il doppiaggio.

Una lezione è stata molto positiva: questo mondo è meritocratico e uno dei canali migliori per trovare nuovi contatti è proprio lavorare e “farsi notare”. In questo caso attorno al Segreto giravano molti traduttori e adattatori, vista l’enorme quantità di episodi da preparare in poco tempo, e così ho avuto l’occasione di collaborare con adattatori diversi, che poi mi hanno contattata per altri lavori e mi hanno “raccomandata” a qualche collega. Insomma, Il Segreto è stato una piccola rampa di lancio verso il mondo della traduzione per il doppiaggio e per questo le devo molto.

Una lezione un po’ meno piacevole, invece, ha a che fare con la proverbiale invisibilità del traduttore. Nella traduzione audiovisiva, infatti, il traduttore è purtroppo ancor più trascurato che in quella editoriale: nei titoli di coda viene citato solo l’adattatore. Perciò se adattare un documentario dà almeno la soddisfazione di vedere fugacemente comparire il proprio nome sotto il cartello “dialoghi italiani”, tradurre per il doppiaggio significa scomparire letteralmente dal radar: nel contratto nazionale degli adattatori e dialoghisti audiovisivi, infatti, la figura del traduttore non è prevista. Naturalmente l’adattatore compie un lavoro impagabile, che richiede una grandissima professionalità: oltre ad adattare il testo alle esigenze del labiale, se ne assume la responsabilità finale, compie molte scelte di merito e così via… certo è che la collaborazione con il traduttore è a dir poco fondamentale, visto che gli fornisce il testo sui cui interviene (in modo più o meno incisivo), ed è una delusione non vederla riconosciuta.

Quantomeno, l’aspetto divertente del tradurre una telenovela di così grande successo è la popolarità indiretta che ti dà nel tuo piccolo entourage: tutti la conoscono o almeno ne hanno sentito parlare, e torna utile per spiegare che lavoro fai. Una volta un’amica mi ha invitata a una cena di famiglia solo perché sua suocera, grande fan della serie, voleva conoscermi e farmi un sacco di domande (e l’ha fatto!). Certo, succedono anche cose strane: mia nonna ha trascorso un breve periodo in casa di riposo e la trasmissione del Segreto era il momento clou della giornata; lei raccontava con fierezza alle nuove amiche che io ci lavoravo e… quando andavo a trovarla tutte mi facevano i complimenti per la mia “bella voce”. Eh sì, alla fine ero diventata la doppiatrice di Pepa, e cosa potevo fare se non ringraziarle? Va’ tu a spiegare…

Hai domande o curiosità sul Segreto o sulla traduzione per il doppiaggio? Chiedi pure nei commenti!

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5 risposte a "Tradurre Il segreto"

  1. Ciao! Innanzitutto complimenti per il blog, è davvero interessante. Vorrei farti una domanda a proposito del doppiaggio de Il Segreto: ti è stata richiesta solo la traduzione “letterale” della sceneggiatura o hai dovuto realizzare un primo adattamento della lista dei dialoghi, inserendo anche i segni convenzionali usati nel doppiaggio (IC, FC, ecc…)? Grazie in anticipo.

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    1. Ciao Hermes, grazie a te per il messaggio! Sì in questo caso (come sempre quando si tratta di serie, in realtà), il traduttore fa solo una traduzione del testo e del resto si occupa l’adattatore. Certo, traducendo si fa comunque attenzione alle lunghezze e ad altri piccoli accorgimenti per facilitare il dialoghista… o almeno non complicargli troppo la vita 😉

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  2. Ciao! Sono una giovane traduttrice editoriale (ho iniziato a lavorare da pochissimo con non poche difficoltà) e mi piacerebbe anche farmi strada in questo campo. Cosa mi consigli di fare? Purtroppo non posso permettermi un altro di quei costosissimi corsi di perfezionamento ma vorrei buttarmi. Il fatto è che non saprei proprio da dove cominciare!! Ti ringrazio in anticipo e colgo l’occasione per farti i miei complimenti per questo fantastico blog.

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    1. Ciao Lori! So che nel campo della traduzione audiovisiva esistono diversi corsi e master che prevedono anche stage; può essere un modo efficace per entrare ma, come dici tu, spesso sono molto costosi. Il consiglio che posso darti è cercare comunque di studiare la traduzione audiovisiva, anche seguendo corsi brevi e abbordabili come seminari, incontri e quant’altro, che possono chiarirti un po’ le idee e darti qualche contatto; e nel frattempo proporti a studi e agenzie per una prova di traduzione. Ci vuole pazienza e tenacia, ma da cosa nasce cosa e fare esperienza sul campo è il miglior modo per imparare e farsi strada. In bocca al lupo!

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