Freelance e pagamenti: come tutelarsi? Parola all’avvocato

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I pagamenti sono un tema molto sentito per i freelance: possono dare euforia, soprattutto quando arrivano a mesi di distanza dalla consegna di un lavoro di cui ormai si è scordata la fatica, oppure diventare una vera e propria spina nel fianco quando si fanno attendere troppo… o semplicemente non arrivano. Spesso infatti gli accordi con il committente sono basati su informali scambi di e-mail e non sempre le parti stipulano un contratto ufficiale, come avviene ad esempio per le traduzioni editoriali. Inoltre i pagamenti arrivano a lavoro consegnato, uno, due, tre o anche quattro mesi dopo. E nel frattempo? Il freelance attende e spera che il committente non perda traccia del lavoro fatto o non si dia direttamente alla macchia.

Purtroppo in questi anni, prima di radunare un solido zoccolo duro di clienti affidabili, ho avuto a che fare diversi committenti smemorati o addirittura strafottenti. Un caso particolarmente eclatante mi capitò con un’agenzia spagnola: il lavoro era corposo e andava consegnato in brevissimo tempo, perciò per tutelarmi chiesi un anticipo che arrivò puntuale sotto forma di ricevuta di un bonifico, con data valuta di lì a tre giorni. Ah, mi sentivo così fiera di essere stata previdente! Peccato che il cliente avesse semplicemente inserito il logo del Banco Santander in un file e avesse copiato le quattro righe standard della ricevuta: fatto il pdf, fatta la truffa. Quando, a traduzione consegnata, capii l’inghippo e gli scrissi una mail di fuoco, la risposta fu un laconico “Efectivamente”. E quei soldi rimasero al sicuro nelle sue tasche.

paid-invoice-1413750-1279x852Dopo quella sventurata esperienza i miei metodi di recupero crediti sfociarono nel patetico. Quando un’altra agenzia spagnola non mi pagò una traduzione, dopo varie mail piuttosto serie tentai il tutto per tutto dando sfogo alla mia frustrazione: scrissi che lavoravo di notte per mantenere i miei figli piccoli (va da sé che una certa esagerazione in questi casi è d’obbligo) e che dovevano vergognarsi, tanto più che la traduzione era di argomento religioso e predicava pace e amore. Be’, non ci crederete: funzionò! Si vede che il timore di bruciare tra le fiamme dell’inferno aveva avuto la meglio sulla taccagneria. Da lì in poi decisi di documentarmi sui vari forum per traduttori prima di accettare un incarico. E avrei dovuto farlo anche quando mi contattò un’agenzia inglese, ma i mille contratti che mi fecero firmare, la piattaforma online per tradurre i sottotitoli di serie TV importanti e tante altre finezze mi convinsero a tal punto della loro serietà che non mi posi nemmeno il dubbio. Così, quando dopo quattro mesi il loro pagamento a 30 giorni non era ancora arrivato, e dopo ripetuti “ticket” aperti con il loro ufficio amministrazione, passai all’attacco, dicendo che se non mi avessero corrisposto il dovuto li avrei segnalati come cattivi pagatori su tutti i forum del web (dove peraltro – avevo ormai scoperto con mio grande rammarico – erano già abbondantemente presenti). Anche in questo caso funzionò: il potere della rete!

Dopo queste avventure pietose finalmente decisi di affidarmi a un avvocato per risolvere i problemi dei pagamenti, e devo dire che la situazione migliorò moltissimo: in un paio di casi è bastata una telefonata vagamente minatoria per dirimere la questione. Ma cosa può fare un freelance per tutelarsi dal rischio di lavorare gratis? E quali sono le azioni da intraprendere quando una normale richiesta di chiarimenti non è sufficiente? Ce lo spiega Arnaldo De Vito, avvocato civilista e penalista esperto in recupero crediti.

Quali misure può adottare un lavoratore freelance per assicurarsi di ricevere il pagamento della prestazione quando accetta un incarico ?

L’aspetto più importante da tenere in considerazione è che non bisogna fidarsi di semplici accordi verbali, anche per una questione di professionalità e di correttezza nei rapporti. Io consiglio sempre di predisporre un documento in cui si identifica l’incarico e si concorda il compenso. In caso di controversia questo semplice testo, firmato (anche digitalmente) dal committente, eviterà di affrontare una lunga causa ordinaria solo per ottenere l’accertamento del proprio diritto. Attualmente alcuni giudici accettano anche normali carteggi via mail, ma per una maggiore tutela è sempre preferibile procurarsi documenti (in Pdf, fax o originale) o almeno utilizzare la posta certificata (PEC). In sostanza vale sempre il motto: prevenire è meglio che curare.

Nel caso in cui il pagamento tardi ad arrivare, quali sono i passi da compiere per riscuoterlo?

Il recupero credito si svolge in due fasi fondamentali: l’accertamento del credito e, successivamente, l’esecuzione forzata. Da un lato, infatti, occorre che un Giudice accerti effettivamente esistenza ed ammontare esatto del credito vantato, consegnando alla parte il cosiddetto “titolo esecutivo”. Poi occorre tradurre il “pezzo di carta” in moneta sonante. Se ci si è ben tutelati mediante i sistemi sopra descritti, dopo alcuni solleciti verbali il Legale invierà una raccomandata. Se anche tale tentativo non dovesse sortire effetto, si potrà procedere con la richiesta al Tribunale (o al Giudice di Pace, a seconda dell’importo preteso) di emissione di un decreto ingiuntivo.

Come funziona e quali effetti ha un’ingiunzione di pagamento?

Il procedimento per decreto è il mezzo più rapido per ottenere l’accertamento giudiziale di un credito e passare subito alla “fase due”, ossia all’esecuzione forzata. Se si è in possesso di idonea prova scritta (un contratto, un purchase order o l’accordo di cui sopra), l’avvocato predispone un ricorso al Giudice, il quale emette un decreto con cui ingiunge al debitore di pagare entro 40 giorni, avvisandolo che entro tale termine si potrà opporre instaurando una causa e contestando la sussistenza o l’ammontare del credito. Se il debitore non si oppone, trascorsi 40 giorni dalla notifica il decreto diverrà definitivo e costituirà titolo per procedere a esecuzione forzata. Qualora vi fosse un riconoscimento scritto da parte del debitore (ad esempio una e-mail con la quale si scusa per il mancato pagamento, chiede una dilazione, ecc…) è possibile ottenere un’ingiunzione immediatamente esecutiva, ovvero non sarà necessario attendere i 40 giorni per avviare l’esecuzione. In ogni caso il committente ritardatario si troverà a pagare non solo il compenso dovuto, ma anche gli interessi e le spese legali sostenute dal richiedente.

Se il committente risiede all’estero è comunque possibile intraprendere un’azione legale?

Certamente. Le procedure variano a seconda dello stato estero (se membro o meno dell’Unione Europea). Per gli stati appartenenti alla UE esiste un regolamento specifico che disciplina la competenza dei Giudici degli stati membri. Il criterio è quello del luogo in cui è stata eseguita la prestazione caratteristica; ciò significa che se il traduttore ha lavorato a casa sua, sarà competente il Tribunale del luogo di residenza del creditore e si potrà procedere con un normale decreto ingiuntivo, con l’unica differenza che il termine per l’opposizione è di 50 giorni e non di 40.

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4 risposte a "Freelance e pagamenti: come tutelarsi? Parola all’avvocato"

  1. Salve, ho eseguito una traduzione per un’azienda estera che al termine mi ha chiesto un acconto di 50 dollari per avere la sicurezza che avrei completato la traduzione, dopo averla consegnata mi è stato detto di aggiungere un deposito che mi sarebbe poi stato restituito di $300 per la creazione di un’identità aziendale, prima di inviare il denaro, ho chiesto di farmi firmare un documento e dopodiché ho inviato i soldi, ma adesso mi viene chiesto di pagarne altri $700 perché il sistema richiede questa somma e che per questo inconveniente avrei ricevuto un bonus al mio lavoro, ho rifiutato, cosa devo fare per farmi pagare la traduzione?

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    1. Gentilissima Eleonora, temo che Lei sia finita nelle maglie di un committente eufemisticamente definibile come “poco serio”. Non mi risultano infatti prassi commerciali secondo cui il professionista che deve eseguire un’attività di qualunque genere sia invitato addirittura a pagare il committente. Purtroppo l’unica possibilità sarebbe quella di avviare una causa civile che andrebbe radicata però, con ogni probabilità, nel Paese ove ha sede il committente. La mia impressione è che le circostanze porterebbero comunque a concludere per la non convenienza di una tale iniziativa. Per maggiori approfondimenti dovrebbe però rivolgersi ad uno studio legale che opera nel settore del diritto privato internazionale. Il mio consiglio è comunque di riflettere bene prima di dare corso ad ulteriori spese. Un cordiale saluto.

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  2. Gentilissima Titti, le Sue preoccupazioni sono più che fondate. Trattandosi, tra l’altro, di un committente estero, va anche disciplinata quale sia la legge applicabile al contratto e va indicato quale Stato avrà la giurisdizione. Un semplice scambio di e-mail avrebbe in questo caso poco valore. Per avere un minimo di tutela, Le suggerisco di impostare due righe di contratto indicando la prestazione richiesta, il prezzo pattuito, la legge italiana come legge applicabile al rapporto, e il Foro a Lei più comodo come Foro esclusivamente (mi raccomando l’avverbio è essenziale) competente a conoscere eventuali controversie. Con un contrattino di questo tipo, anche se essenziale, purchè firmato dal committente (anche una scansione potrebbe bastare, oppure una firma digitale su un PDF), quantomeno un domani Lei potrà ottenere un’ingiunzione di pagamento rivolgendosi al Tribunale o al Giudice di Pace (a seconda dell’importo richiesto) a Lei più comodo. Resta comunque il problema della successiva esecuzione all’estero, che può essere difficoltosa e richiederà l’interessamento anche di un avvocato del luogo. In simili casi, la garanzia migliore è pretendere un consistente acconto prima di consegnare il lavoro. Un cordiale saluto. avv. Arnaldo De Vito

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  3. Buongiorno ho avuto una proposta di lavoro come traduttore freelance da una persona che risiede all’estero. Il problema è che io non ho p.iva e non mi viene chiarito come verrei inquadrata. Su mia insistenza sul pretendere delle garanzie mi viene risposto che nel settore ha valore legale la mail e che se voglio stare tranquilla posso io buttare giù due righe. A me sembra surreale, non conoscendo il settore non so che fare ma io pensavo spettasse a lui informarsi dal proprio commercialista e buttare giù un contratto che poi contratto non è perché si lavora da freelance. Non credo di accettare il lavoro perché non so come muovermi; non posso iniziare a lavorare senza garanzie. Potrei andare dal commercialista che conosco ma a dire cosa mi hanno proposto un lavoro freelance ma devo scriverlo io il “contratto”?

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