Prove di traduzione/2 (o i tortuosi percorsi dei traduttori)

Dopo la pubblicazione dell’articolo Cosa insegnano le prove di traduzione diversi linguaenauti mi hanno scritto per pormi la domanda fondamentale: Sì ma… come si fa a procurarsele? Così ho pensato di raccontarvi anche in questo caso la mia esperienza e di attendere le vostre per elaborare una casistica più o meno affidabile con cui affrontare l’impervia strada della traduzione.

Prima vorrei fare una premessa: se oggi come oggi nessuno viene a bussare alla porta per offrirci un lavoro, nel caso dei traduttori freelance questa verità è ancora più amara. Un freelance deve armarsi di molta pazienza e tenacia (e magari anche di un altro impiego…) in attesa di costruirsi un portafoglio clienti sufficiente a poter fare della traduzione il proprio mestiere. Questo non deve spaventarvi; al contrario, è un incoraggiamento a non arrendervi e a perseverare nel perseguire il vostro sogno, consapevoli che qualche anno di gavetta, di alti e bassi, di alternanza di speranze e delusioni è fisiologico… e forgia il carattere del futuro freelance pronto ad affrontare qualsiasi avversità (perché le avversità, come gli esami, non finiscono mai, ma di questo parlerò un’altra volta)!

ID-100371619La buona notizia è che i modi per procurarsi una prova di traduzione esistono eccome. Molti traduttori, alle prime armi e non, frequentano corsi e seminari che offrono questa possibilità – ma sarebbe interessante capire quante di queste prove si concretizzino in un una collaborazione continuativa con una casa editrice o un’agenzia e quante invece si concludano dopo una sola traduzione (gratis). Comunque sia, frequentare corsi, seminari e fiere è sempre consigliabile, perché permettono di capire la realtà del mondo delle traduzioni, offrono formazione, idee e nuovi punti di vista e danno la possibilità di avere un contatto diretto con potenziali clienti o mediatori… e quel pizzico di contatto umano che non guasta, soprattutto in una professione spesso solitaria come quella del traduttore.

Certo il tempo, le distanze e il budget non sempre permettono di approfittare dell’offerta di corsi e incontri, che fortunatamente si sta moltiplicando negli ultimi anni. Quindi che alternative ci sono? Siti di offerte di lavoro per traduttori come ProZ e TranslatorsCafé (cito questi due perché sono quelli che frequentavo anni fa, ma cercando in rete ne troverete molti altri di nuovi e più in auge) pubblicano continuamente annunci di prove e per esperienza posso dirvi che alcune sono davvero interessanti, se si riesce a selezionarle nel mare magnum di proposte più o meno oneste. Una volta ad esempio feci una prova per un’agenzia che doveva tradurre una bellissima guida di Machu Picchu… salvo poi scoprire che l’aveva divisa in paragrafi da affidare a diversi traduttori “in prova” per ritrovarsi il lavoro fatto in 24 ore e gratis. Bella mossa! Un’altra volta però (incredibile ma vero) partecipai a una selezione indetta nientepopodimeno che dal Parlamento inglese per tradurre la guida ufficiale del palazzo di Westminster. La prova non consisteva solo in una traduzione: bisognava presentare anche un fascicolo con CV, motivazioni, almeno sei lettere di referenze, proposta economica e quant’altro. Preparai il tutto con grande cura e… e scelsero me. Una soddisfazione enorme che ha ripagato parecchie fregature! Insomma, ci vuole pazienza, ma ogni tanto anche questi siti riservano belle sorprese.

notebookUn altro mezzo molto utile per creare contatti è LinkedIn. Anche in questo caso non bisogna aspettarsi redemption da capogiro: io ad esempio in parecchi anni di presenza ho ottenuto un solo incarico, anche se molto buono, tra tutti i miei contatti. La strategia che ho usato è semplice (ma forse non troppo efficace visti i risultati, quindi se avete altre proposte ben vengano!): “puntare” i soggetti che mi interessavano, come editor e caporedattori, project manager di agenzie e quant’altro, e scrivere loro una breve presentazione invitandoli a visitare il mio profilo e il mio sito. In genere queste persone accettavano il contatto e rispondevano di buon grado. Una volta addirittura un editor mi chiamò al telefono per dirmi che lui si occupava solo di saggistica dal tedesco, ma che avrebbe cercato di aiutarmi dando il mio nome ai colleghi (cosa che puntualmente fece). Era una casa editrice importante e lui era stato così premuroso che ancora oggi, sapendo bene quanto possa essere scoraggiante e impersonale la ricerca di lavoro per un traduttore, ogni tanto penso alla sua gentilezza per ricordarmi che un altro mondo è possibile.

Confesso però che il metodo che ho usato in modo più spudorato sono le candidature spontanee. Ore e ore per preparare mailing list cercando contatti in rete, dalle directory delle varie fiere del libro a quelle di TranslatorsCafè per le agenzie, dalle pagine gialle a qualsiasi altra lista disponibile, e quasi altrettante ore a inoltrare mail di presentazione offrendomi per la famosa prova. Le regole del bravo autocandidato dicono che bisognerebbe prima informarsi sulle specializzazioni della casa editrice o dell’agenzia in questione e possibilmente scoprire il nome del referente per non inoltrare mail tutte uguali eccetera eccetera. Sono consigli lodevolissimi, ma ammetto di averli puntualmente disattesi puntando a occhi chiusi sulla quantità. Perché, lo ammetto, credo moltissimo nel caso… e in un certo pragmatismo che mi fa dire “intanto provo, poi si vede”.

Risultato di questi invii massicci? Un buon 25% di address not found o simili, un 35% di totale indifferenza e un ultimo 30% di “il nostro staff è al completo”. Rimane un 5% diviso tra risposte asciutte del tipo “pubblichiamo solo autori finlandesi”, qualcuna acida sul genere “non credo lei si occupi di meccanica quantistica” e qualcun’altra speranzosa come “quindi anche lei si interessa di armi polacche del XVI secolo?”. Ecco, magari in questi casi informarsi prima sul catalogo della casa editrice avrebbe aiutato a evitare figuracce. Ma pazienza, si va avanti: ecco un incoraggiante 4% di “la terremo presente per necessità future” (cosa che in alcuni casi si è rivelata vera) e finalmente… uno 0,5% di “capita a fagiolo, possiamo fare una prova”. Evviva!! (Che poi te la mandino in portoghese convinti che sia spagnolo è un altro discorso… Sì, capita anche questo!)

E il restante 0,5%? Ah, sì: quello è il territorio dell’inaspettato.

Per me l’inaspettato è stato propormi come traduttrice e vedermi offrire la possibilità di fare l’autrice di testi per l’insegnamento delle lingue. In questo caso un invio disinvolto di CV (massì, magari anche a una casa editrice di scolastica può far comodo una traduttrice, no? Ah… no?) mi ha aperto un mondo completamente nuovo che non avevo neanche lontanamente preso in considerazione. E per aggiungere casualità alla casualità, l’editor mi ha raccontato che in genere cestinava subito le mail con “CV” nell’oggetto, ma quel giorno la aprì… e diversi anni dopo eccoci qui a lavorare sull’ennesimo progetto insieme. Insegnamento? A volte si tratta solo di capitare nel posto giusto al momento giusto, quindi è sempre meglio provare e riprovare e ri-riprovare. Un’altra incursione nell’inaspettato è stata pescare indirizzi da una qualche directory che annoverava (a mia insaputa) gli studi di doppiaggio tra le agenzie di traduzione. Quando uno di questi studi mi ha richiamata ho scoperto gli audiovisivi, che oggi sono il mio pane quotidiano (anche perché l’editoria è sempre più in crisi, ma anche di questo parleremo un’altra volta).

Un ultimo consiglio: allargate gli orizzonti! Se partiamo dal presupposto che si debba sempre tradurre verso la propria madrelingua, capite bene che in Italia la concorrenza è notevole. In altri paesi invece potete essere preziosi. Quindi perché non provare a cercare contatti all’estero? Basta una connessione e potete lavorare con chiunque, ovunque.

Riassumendo, sulla base della mia esperienza le strategie che vi propongo per procurarvi l’agognata prova di traduzione sono queste:

  • armarsi di resistenza e perseverare sempre
  • frequentare corsi di formazione che offrano prove di traduzione, stage o altre possibilità di inserimento lavorativo
  • iscriversi a siti di annunci per traduttori e monitorarli con cura (nei vari forum spesso riuscite a informarvi sulla serietà dell’agenzia prima di accettare la prova o l’incarico)
  • cercare contatti mirati su LinkedIn e curare il proprio profilo e sito per presentarsi al meglio. Risentire i contatti ogni sei mesi con qualche pretesto, ad esempio un aggiornamento del CV/sito con nuove esperienze o formazione
  • preparare con pazienza certosina mailing list di indirizzi italiani ed esteri e contattarli rendendovi disponibili a svolgere una prova
  • aggiornare le mailing list e inviare di nuovo il CV a distanza di sei mesi (la situazione può sempre cambiare!)
  • darsi tempo, non scoraggiarsi e soprattutto non arrendersi

In bocca al lupo!!

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4 risposte a "Prove di traduzione/2 (o i tortuosi percorsi dei traduttori)"

  1. Cara Marcella, hai detto bene: come accennavo anche nel post, per l’editoria italiana è un momento pessimo e senz’altro la situazione è molto cambiata rispetto ad appena qualche anno fa. I miei primi lavori di traduzione editoriale risalgono al 2008 e ti assicuro che era molto più facile procurarsi delle prove e soprattutto qualche incarico; poi la situazione si è fatta decisamente più complicata. La traduzione editoriale è un grande sogno per i traduttori e come ogni sogno è giusto perseguirlo, ma (e con questo provo a rispondere alla tua ultima domanda) bisogna ricordare che esistono molti tipi di traduzione che possono dare grandissime soddisfazioni, quindi perché non allargare il campo e proporsi alle agenzie? Credo che un aspirante traduttore possa fare qualsiasi lavoro in attesa di costruirsi un proprio portafoglio, ma certo bisogna avere tempo e determinazione da dedicare alla ricerca, all’esperienza e allo studio nel campo delle traduzioni perché queste non rimangano una sorta di hobby ma diventino un obiettivo primario. Spero di aver risposto almeno in parte alle tue domande, in attesa magari di parlare più approfonditamente di questi temi in un post 😉 (Per i corsi possiamo sentirci in privato?)

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    1. Sì grazie e leggerò volentieri un post sulla cosa. Certo che possiamo sentirci in privato. Ho un contatto linkedin, anche se mi riprometto di utilizzarlo di più di quanto non faccio. Se vuoi puoi scrivermi lì 😉 Altrimenti dimmi tu, se preferisci ti mando una mail. Grazie 🙂

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  2. Ciao! Ho letto il post per caso e vorrei farti alcune domande. Ho 30 anni e alcuni anni fa ho provato la strada della traduzione editoriale, dopo quasi due anni di delusioni ho lasciato perdere. Però mi manca il mondo letterario/editoriale (ho fatto, per molti più anni, l’editor, ma sempre senza nessuno sbocco) e allora continuo a leggiucchiare qua e là di questo mondo. Le domande sono: in che periodo hai iniziato? Non è che il periodo storico è troppo cambiato, seppure in poco tempo, per cui cercare lavoro oggi non è come cercare lavoro, chessò, 5 anni fa?
    Poi, quali sono, se puoi scriverli, i corsi che alla fine ti propongono quanto dici? Io non ne ho trovati (sono di Napoli, il che è un problema, ma per un corso posso spostarmi) Anche perchè io ho bisogno di formarmi ancora, ma nel mare magnum di internet e di corsi spillasoldi non so più capire niente.
    Infine, quale tipo di altro lavoro si addice, secondo te, a una persona che vuole fare anche la traduttrice? (Io ho trovato un lavoraccio come operatrice sociale che mi impegna talmente tanto che non riuscirei a dedicarmi ad altro, nemmeno alla ricerca del lavoro, che è un lavoro di per sé a volte!)
    Grazie mille, il tuo post mi è piaciuto e soprattutto mi fa tornare la voglia di riprovare….
    Un saluto
    Marcella

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