Netiquette: un decalogo per freelance

Questo fine settimana si è tenuto a Trieste il convegno Parole O_Stili, a cui purtroppo non ho potuto partecipare, ma che grazie alla rete sono riuscita a seguire almeno un po’. Il tema è decisamente attuale e molto, molto affascinante: la comunicazione in rete, il suo volto oscuro e l’ossimoro immediatezza-distanza che crea una forte breccia tra virtuale e reale:

Il potere delle parole: commuovono, scaldano il cuore, valorizzano, danno fiducia, semplicemente uniscono… […]. Parole O_Stili ha l’ambizione di essere questo: l’occasione per confrontarsi sullo stile con cui stare in rete, e magari diffondere il virus positivo dello “scelgo le parole con cura” perché 
“le parole sono importanti”.

Dal convegno è emerso un meraviglioso manifesto della comunicazione non ostile che invito a leggere, firmare e diffondere. Questi temi toccano tutti coloro che frequentano i social, e personalmente da quando gestisco Linguaenauti sono incappata anch’io in qualche spiacevole incontro; nulla di grave, per fortuna, ma abbastanza per farmi riflettere su cosa ci diciamo, e come ce lo diciamo, quando di mezzo ci sono uno schermo e una tastiera.

Painted Envelope with Red Heart on a Chalkboard. Top view. Love;

In realtà il tema mi frullava in testa da un po’, anche se sotto le meno imponenti spoglie della cosiddetta netiquette, il “galateo” delle comunicazione virtuale, che tanto tocca noi freelance. Per molti di noi infatti è piuttosto normale comunicare con clienti e colleghi solo o quasi via e-mail, che sia per ragioni di lontananza geografica, o per tenere traccia di tutte le comunicazioni, o per semplice abitudine. E non necessariamente perché manteniamo rapporti asettici: a volte capita che si creino vere e proprie amicizie, con tanto di scambio di confidenze e foto dei figli. Ma tant’è: uscire dal virtuale è estremamente difficile.

La comunicazione scritta mette un filtro tra noi e gli altri, ma questo non vuol dire che sia sempre corretta. In particolare trovo perfetto nella sua semplicità il primo punto del manifesto della comunicazione non ostile: virtuale è reale. Nel caso della netiquette ovviamente le conseguenze di un comportamento scorretto non sono gravi come in altri ambiti, ma non si può negare che una buona comunicazione favorisca i rapporti, rallegri la giornata ed eviti incomprensioni o fastidi.

  • Vi è mai capitato una mail con un oggetto simile: “Mi fai questa trad x ven entro 10”; o ancora meglio: “MI FAI QUESTA TRAD PER VEN ENTRO 10?”, seguita da un testo vuoto e un allegato? Questo esempio sintetizza due cose molto antipatiche nella comunicazione via e-mail: il testo nell’oggetto e le maiuscole, che equivalgono all’urlato. È vero che spesso al lavoro si va di fretta, ma se la persona che mi scrive questa mail dovesse darmi lo stesso messaggio al telefono, al mio “pronto” mi urlerebbe questa frase per poi riattaccare? Non credo proprio. Allora perché farlo per iscritto?
  • Un altro esempio: vi è mai successo di consegnare un lavoro urgentissimo, al quale il cliente teneva tantissimo, per il quale avete rinunciato al compleanno della migliore amica, alla recita di Natale di vostro figlio, persino a mangiare e dormire, perché altrimenti sarebbe cascato il mondo… e quando lo consegnate il cliente, che fino un attimo prima vi incalzava con una mail ogni mezz’ora, vi ignora completamente? (Per non parlare di quando vi scrive tre giorni dopo la data di scadenza “super-iper-mega tassativa” per dirvi che avete dimenticato l’allegato… ma questo è un altro film!)

Parafrasando il celebre Marchionne di Crozza, non voglio che mi si dica grazie, ma almeno un “ricevuto”…

  • Un tema molto sensibile per noi freelance sono gli orari in cui arrivano le comunicazioni. È vero che molte delle persone per cui lavoriamo sono anch’esse freelance e hanno orari assurdi come noi, quindi giustamente ci scrivono quando vogliono o possono; e anche noi dovremmo leggere e-mail e messaggi quando vogliamo o possiamo… ma alla fine si sa che abbiamo sempre il telefono sotto mano, e dentro di noi sappiamo che loro sanno che noi leggiamo i messaggi a qualsiasi ora (diciamoci la verità: chi riesce a resistere?) E alla luce di questo, come non rispondere? Tanto se il cliente ci scrive con un dubbio, non riusciamo a dormire sereni comunque…
  • Infine, la quantità delle comunicazioni che riceviamo. In genere ne bastano un paio per la normale amministrazione, ma quando si passa ai dubbi amletici non ha senso scrivere milioni di e-mail o riversare fiumi di parole in interminabili messaggi vocali di Whatsapp. Anche bersagliare gli altri con messaggi continui è, dal mio punto di vista, estremamente maleducato e improduttivo; in quei casi tanto meglio alzare il telefono.

Insomma, un po’ di buona educazione non ha mai fatto male a nessuno e, dato che la maggior parte dei contatti umani che noi freelance “casalinghi” abbiamo durante le ore di lavoro sono virtuali, un ciao, un grazie e una faccina sorridente possono decisamente cambiare la giornata, farci sentire meno isolati e renderci parte del consesso umano. Così ho provato a stilare un decalogo per una corretta, rispettosa e possibilmente piacevole comunicazione via e-mail, basandomi sulle cose che mi fanno più e meno piacere:

  1. Salutare all’inizio e alla fine della comunicazione.
  2. Firmarsi al termine di ogni e-mail.
  3. Ringraziare.
  4. Evitare di usare le maiuscole: equivale a urlare.
  5. Prendersi un minuto in più per scrivere correttamente, senza abbreviazioni, frasi ambigue o che possano dare adito a interpretazioni sbagliate.
  6. Evitare le comunicazioni troppo secche e aggiungere un tocco personale (anche un “buona giornata” o una faccina sorridente possono bastare)
  7. Leggere con attenzione ciò che scrive l’interlocutore e rispondere a tutte le sue domande, richieste ecc.
  8. Non tempestare di messaggi l’interlocutore: a volte una telefonata è necessaria e sufficiente per capirsi.
  9. Aggiungere una parola gentile o un complimento per rendere la comunicazione più gratificante.
  10. Non ignorare: rispondere ai messaggi e/o confermare la ricezione di un materiale.

Cosa ne pensate? Qualsiasi contributo è ben accetto!

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3 risposte a "Netiquette: un decalogo per freelance"

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