Da ben sei secoli è l’ossessione di linguisti, crittografi e studiosi di tutto il mondo. Un libro indecifrabile, scritto in una lingua completamente sconosciuta e corredato da immagini affascinanti che sembrano appartenere a una scienza ultraterrena: il codice Voynich è questo e molto di più. La datazione al radio carbonio assicura che il manoscritto composto da 240 fogli di pergamena di capretto, oggi conservato alla Beinecke Rare Book and Manuscript Library di Yale, è stato redatto tra il 1404 e il 1438. Fu acquistato all’inizio del XX secolo dal mercante di libri rari di origini polacche Wilfrid Voynich dal collegio gesuita di Villa Mondragone, vicino a Frascati; vi era arrivato dopo che il rettore dell’Università di Praga, medico dell’Imperatore Rodolfo II d’Asburgo (che l’aveva pagato ben 600 ducati all’astronomo inglese John Dee, ritenendolo opera di Bacone), l’aveva inviato a Roma perché venisse decifrato.
In quest’impresa impossibile si cimentarono esperti di enorme fama, dal fondatore dell’egittologia Athanasius Kircher a John Tiltman (uno dei migliori crittografi dell’intelligence britannica, che con Alan Turing aveva decifrato i codici nazisti) fino ai cervelloni dell’NSA americana, ma senza risultati: il codice non è mai stato scalfito.
Come mai questo manoscritto suscita tanto interesse?
Per capirne la speciale magia, che ha ispirato scrittori, pittori e musicisti, basta sfogliare alcune pagine: la lingua del testo infatti non appartiene a nessun sistema linguistico noto e le sue illustrazioni composte da figure umane, strane mappe astronomiche, diagrammi indecifrabili e piante sconosciute non hanno paragoni in nessuna letteratura. E la sua storia complessa fa senz’altro parte del suo fascino, dato che nei secoli è stato interpretato come falso d’autore, testo segreto degli eretici Catari, manuale di alchimia, trattato di magia basato su misteriose figure astrali ed erbe occulte, testo di medicina astrologica e molto altro ancora. Per tentare di risolvere il secolare mistero, nel 2014 la Beinecke Library ha deciso di renderlo interamente disponibile online e di proporre la sfida a tutta la collettività.
Tentativi di decifrazione
Oggi gli scienziati cominciano faticosamente a scardinare alcuni meccanismi del manoscritto.
Diego Amancio, professore dell’Istituto di Scienze Matematiche dell’Università di San Paolo, in Brasile, ha elaborato un modello statistico per mettere in relazione i caratteri presenti nel testo. Pur non avendovi attribuito un significato, ha dimostrato che corrispondono a un linguaggio reale: i modelli matematici infatti hanno individuato nel testo alcune costanti e cluster di parole simili a quelli presenti in un qualsiasi libro. Sembra poco, ma dato il mistero che circonda il libro è già un grosso passo avanti.
Nel 2014 Stephen Bax, della University of Bedfordshire, è riuscito a decifrare quattordici caratteri dell’alfabeto Voynich analizzando alcune parole che per la loro posizione nel testo potrebbero riferirsi alle figure e confrontandole con i nomi corrispondenti agli stessi disegni in altri manoscritti medievali. Ad esempio, una parola che si trova accanto alla possibile figura di una pianta di ginepro è stata accostata alla parola in alfabeto romano oror e alla pronuncia del termine arabo a’ra’r, che indica appunto il ginepro. Alcuni caratteri presenti in questa parola si trovano anche in una rappresentazione di stelle, forse le Pleiadi appartenenti alla costellazione del Toro, e potrebbero identificare un termine corrispondente al latino Taurus.
Procedendo in questo modo Bax ha decifrato 14 simboli e una manciata di parole. Secondo il ricercatore le similitudini con il latino, il greco e l’arabo lascerebbero intendere che il manoscritto sia un trattato sulla natura proveniente dalle regioni caucasiche dell’Asia occidentale.
Volete cimentarvi nella decifrazione del testo? Potete trovare tutte le immagini delle pagine sul sito della Beinecke Library.
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