La tecnologia al servizio dei traduttori, spiegata da Adrià Martín

Ammettiamolo: spesso noi traduttori, soprattutto se non ci occupiamo di settori tecnici, guardiamo con sospetto, se non addirittura timore, le tecnologie di traduzione, convinti che il nostro sia un mestiere prettamente artigianale e che proprio in questo risieda la sua garanzia di qualità. Nel suo intervento alla Giornata del Traduttore 2016 Adrià Martín ha affrontato apertamente il problema, spiegando con chiarezza come la tecnologia sia solo uno strumento al servizio dei traduttori e non un nemico da cui difendersi a spada tratta. Traduttori tecnofobici, questa intervista è per voi!

adria-2Leggendo il tuo curriculum è subito evidente che la traduzione ha un grande ruolo nella tua vita. Com’è nato il tuo interesse per le lingue e per la traduzione in particolare ?

Viviamo in dei contesti palesemente multilingui; ogni giorno dobbiamo confrontarci con più lingue. Sul piano teorico, la maggior parte delle persone dichiara di essere favorevole al multilinguismo, eppure all’atto pratico sempre più spesso si dimostra una vera e propria avversione alla diversità. Questo probabilmente perché ci siamo abituati al fatto che le lingue debbano avere un valore economico associato, per cui l’importanza di una lingua è determinata dal reddito che se ne possa ricavare. Le nazioni con lingue e culture minorizzate possono ―e devono― essere specialmente attente alla salvaguarda della diversità. La traduzione è il modo in cui tradizionalmente le nazioni hanno costruito i propri sistemi letterari, il mezzo tramite il quale le lingue sono state dotate di dignità.

Perché hai deciso di dedicarti allo studio delle tecnologie della traduzione? Cosa ti affascina di questo mondo?

La tecnologia ci aiuta a produrre di più e con più qualità. Ci consente di automatizzare processi e, dunque, in un senso più ampio, di avere più traduzioni in circolazione. La traduzione serve a comunicare, e noi traduttori siamo dei facilitatori della comunicazione. In questo modo, in un certo senso, più si produce (in termini di numero di traduzioni) più si comunica. Per non parlare inoltre dell’effetto democratizzatore della tecnologia. Lo stato attuale della tecnologia consente agli utenti di creare strumenti là dove ce n’è bisogno. Basti pensare al fatto che oggi un traduttore automatico può essere creato in pochi minuti.

Nel tuo intervento alla GdT hai posto l’attenzione su delle attitudini tecnofobe nel mondo della traduzione. Perché secondo te c’è diffidenza nei confronti del software di traduzione automatica? E cosa diresti ai traduttori per convincerli a cambiare idea e avvicinarli a questi programmi?

Innanzitutto, nessuno è obbligato a cambiare opinione. Probabilmente c’è chi lavora con il proprio metodo e non ha bisogno di cambiare abitudini. Noi, al contrario, siamo del parere che ci sono altri traduttori che beneficerebbero dell’uso della traduzione automatica. Come diceva Federico Gaspari nel suo intervento, non siamo parte di una struttura clandestina che mira all’estinzione dei traduttori umani. Non siamo neanche dei venditori di prodotti commerciali. In questo senso, non abbiamo interessi, al di là di avvicinare i traduttori agli strumenti che riteniamo più utili. Perché, a nostro avviso, più vicini saranno alla tecnologia, più produrranno e con più qualità. La Traduzione Automatica (TA) è uno degli strumenti più potenti mai esistiti. Noi pensiamo che vada sfruttato a beneficio dei traduttori. Ed è per questo che noi, nel nostro piccolo, cerchiamo di rendere gli strumenti di TA più accessibili per i traduttori. Quello che direi ai traduttori che non conoscono ancora i programmi per l’automatizzazione della traduzione è che ci si avvicinino e osservino se possono essere vantaggiosi per loro. Per fortuna, oggigiorno ci sono tantissime iniziative ―tra cui la Giornata del Traduttore, blog e videotutorial― indirizzate alla formazione dei traduttori, dove un traduttore che non ha mai usato un programma per l’automatizzazione può venirne a conoscenza e valutare in che modo gli può essere utile.

Nel tuo intervento hai spiegato che oggi la quantità di testi da tradurre è talmente grande che la traduzione assistita o automatica è diventata imprescindibile. Credi che arriverà il momento in cui i software saranno così sofisticati da non richiedere più l’intervento umano?

Se arriverà questo momento, come dice Alan Melby ―uno dei padri della TA―, nessuno se ne accorgerà. Una situazione del genere richiederebbe la cosiddetta Intelligenza Artificiale (IA). Al giorno d’oggi, non si può prevedere che l’IA arriverà in un futuro prossimo. Ma se arriverà, i suoi effetti nell’umanità saranno di una portata tale che le conseguenze sulla traduzione saranno identiche a quelle che potrà avere su qualsiasi altra professione.

Quali sono a tuo parere i migliori programmi di traduzione in circolazione?

Quelli liberi. Così come avvertiamo delle conseguenze della tecnofobia, dobbiamo anche tener conto che non tutta la tecnologia è positiva di per sé. Dobbiamo sapere essere critici con la tecnologia. Dietro a degli sviluppi tecnologici apparentemente positivi, ci sono spesso azioni nocive per l’utente, anche tra i programmi di traduzione. Per fortuna, ci sono tantissime persone che lavorano in modo etico e che creano programmi non nocivi per l’utente. Uno dei modi più veloci e sicuri per sapere se un programma appartiene ad una o all’altra categoria è verificare la licenza sotto cui è stato rilasciato. Alcuni esempi: tra gli strumenti liberi per la traduzione ci sono lo storico OmegaT, un sistema di Gestione ed Edizione di Traduzioni (GET); MateCat, che consente di tradurre sul cloud; Apertium, un traduttore automatico; Virtaal e Pootle per la localizzazione. Nel caso di programmi generici, LibreOffice, Mozilla Firefox e sistemi operativi Linux.

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Adrià Martín è professore di tecnologie per la traduzione all’Università Autonoma di Barcellona (Catalogna) e all’Università degli Studi di Cagliari (Sardegna), coordinatore del master Tradumàtica e autore del blog Tradumàtica. Attualmente si occupa dell’edizione del numero 14 della Revista Tradumàtica, dedicato alle piattaforme mobili e la traduzione.

La fotografie sono di Angela Stelli.

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