Cari Linguaenauti, il blog riapre i battenti dopo una pausa lunga e non priva di rimorsi ma, come spesso accade, assolutamente necessaria. Non è facile rendersi conto d’un tratto di non farcela a tenere fede all’impegno di aggiornare un blog, per chi come noi freelance è abituato a imporsi continuamente di rispettare la parola data (anche semplicemente a noi stessi) e si dibatte tra il senso del dovere, spesso ipertrofico, e la necessità di assecondare le richieste, spesso ignorate, di corpo e mente. Eppure questa volta il bisogno di una pausa ha sbaragliato ogni resistenza, e per ben tre motivi. Il primo sono state le fatiche di TradPro2018, un’esperienza entusiasmante e senz’altro da ripetere, che però ha richiesto un pegno da pagare in termini di stanchezza e recupero delle tante cose da fare rimaste indietro. Il secondo e il terzo motivo invece sono molto più personali, per ironia della sorte intrecciati e in qualche modo legati… alla traduzione e alla scrittura.
Agli inizi di febbraio, alla luminosa età di 101 anni, è venuta a mancare mia nonna, quattro anni dopo mio nonno. Passati un paio di mesi, all’elaborazione dei sentimenti si è aggiunta la necessità pratica e malinconicamente poetica di svuotare la loro casa, enorme e stipata di vita; una vita trasformata ora in un’eredità di oggetti e ricordi di cui decidere la sorte. Perdipiù mio nonno era giornalista e storico (locale e familiare), quindi potete immaginare che aprire un qualsiasi cassetto significava aprire porte, finestre, corridoi che portavano ad altre storie, altra vita, il cui destino noi pochi “eredi” abbiamo dovuto stabilire in una lunga revisione, quasi una riscrittura, delle loro cose. In quel periodo sono successe tante vicende sorprendenti, ma forse la migliore è stata incontrare, per caso o per passaparola, diverse persone anche piuttosto bizzarre che ci hanno aiutati a vedere con altri occhi tanti oggetti dei miei nonni, a capirne il vero valore o a trovarne uno tutto loro; un po’ come un lettore esterno che ti dà la sua opinione sul tuo scritto mettendo in luce punti forti che non avevi notato, o che apprezza e fa sue parti a cui tu non dai troppa importanza…
Nel pieno di questo guazzabuglio emotivo è arrivata la terza causa del prolungato riposo di Linguaenauti: la ristrutturazione della mia casa, un evento tanto atteso e tanto felice, ma come alcuni di voi sapranno anche decisamente estenuante. Ecco un’altra revisione certosina di cose da tenere, da buttare, da reindirizzare, da riscoprire; nuove interpretazioni di oggetti e ambienti, scelta di nuovi contesti e collocazioni per le cose di una vita, tua o altrui diventata tua, nuovo senso da dare ai tuoi spazi quotidiani (e finalmente, aggiungo con orgoglio, una Stanza del Traduttore degna di questo nome!).
In questi mesi sommessamente convulsi sono sorte infinite riflessioni che meriterebbero altrettanti post: impossibile non paragonare gli scatoloni di fotografie dei miei nonni con il programma Foto nel mio computer, le loro cassette colme di biglietti di Natale e cartoline con il mio archivio Whatsapp, l’immensa mole di carta archiviata da mio nonno con la cartellina dei lavori sul mio desktop (che in realtà chiamo Faccende, e un giorno vi racconterò perché). O non chiedermi cosa penserebbe la bisnonna di mia nonna se potesse vedere il suo baule per il corredo, acquistato già vecchio di almeno duecento anni e destinato a passare di generazione in generazione, riposare nella casa dell’ultima erede ospitando due oggetti per lei inconcepibili: un telefono e un modem.
Questi mesi sono stati strani e intensi e pieni di cambiamenti e di cose da raccontare, ma sto già andando fin troppo fuori tema; questo post autobiografico vuole solo dire a voi e a me stessa che finalmente ho terminato la lunga revisione e riscrittura di un pezzo della mia vita, operazione che necessariamente ha richiesto di mettere in pausa un altro pezzo, ovvero il blog e il suo strascico di presenza sui social. Non è stato male staccare per un po’ dal 2108 e immergermi in tutt’altro, sfuggire a un impegno autoimposto e cedere alla consapevolezza che tutto non si può fare (e noi freelance sappiamo quanto sia difficile… e quanto sollievo si provi quando finalmente ci si riesce!). Ora si torna con più entusiasmo che mai, con nuove idee e nuovi progetti, ma con un carico di filosofia “slow” in più.
La vostra estate com’è andata? Avete staccato facendo qualcosa di diverso e inaspettato? Raccontatecelo nei commenti!
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Cara Eleonora, quello che scrivi della tua estate mi ricorda una mia estate di tanti anni fa, quando abbiamo trasferito mia nonna in una casa di riposo. La sua era diventata una serie intera di hoarder, non certo l’archivio di uno storico. Eppure, anche in mezzo a tutto quel ciarpame c’era la storia della nostra famiglia, che lei però purtroppo ormai andava dimenticando.
La mia estate quest’anno – guarda i casi – è stata una passeggiata reale e immaginaria sulle mie origini, sulla mia città e le mie passioni letterarie di ieri e di oggi! 😀
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