Beppe Severgnini: 7 cose utili per il lavoro di tutti

A prima vista i principi necessari per dirigere un settimanale di successo appaiono molto diversi da quelli a cui dovrebbe ispirarsi un traduttore freelance, ma vi assicuro che se a illustrarveli è Beppe Severgnini, lo spunto per migliorare il proprio lavoro e se stessi è dietro l’angolo.

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Dopo Carlos Ruiz Zafón e Luis Sepúlveda, pordenonelegge 2017 mi ha fornito un’altra occasione di incontro davvero speciale; stavolta non c’era di mezzo una conferenza stampa (lo ammetto, ci avevo preso gusto!), ma con la stampa aveva parecchio a che fare ugualmente. Appena ho letto il nome di Beppe Severgnini sul programma del festival sono corsa a prenotarmi; non solo perché con lui  il rischio addormentamento è scongiurato, ma anche perché il suo intervento, dal titolo 7 cose utili per il lavoro di tutti, calzava proprio a pennello con i tradizionali 7 punti del blog! E infatti quando il signor Beppe ha concluso l’incontro dicendo: «Se uscirete da qui anche solo con un’idea per quello che fate, sarò felice», ho colto la palla al balzo e ho pensato di ricamarci sopra un articolo già praticamente bell’e pronto, convinta che, se mai l’avesse letto, non se la sarebbe affatto presa. Quindi ecco a voi le 7 cose utili per il lavoro di tutti secondo Severgnini, e come secondo me possiamo declinarle anche per il nostro lavoro di traduttori freelance.

1. I luoghi belli producono belle idee

«Non sottovalutate la bellezza dei luoghi di lavoro», ha esordito Severgnini, spiegandoci quanto sia importante trovarsi immersi in un ambiente piacevole e non in una scatola anonima per riuscire, appunto, nell’arduo compito di think outside the box. Direi che su questo tutti noi freelance non possiamo che essere d’accordo; del resto la maggior parte di noi lavora in casa e con il proprio luogo di lavoro ha un rapporto ambivalente: da una parte è il più confortevole possibile (persino Umberto Eco diceva che il vantaggio di fare il traduttore è che si può lavorare in pantofole!); dall’altro, spesso bisogna difenderlo con le unghie e con i denti dagli altri abitanti della casa. Qualche consiglio per creare un luogo di lavoro piacevole? Ci ho provato con questo articolo, in cui parlo delle 7 piante amiche dei freelance.

2. La miglior riunione è quella che non si fa

Questo punto può sembrare poco interessante per i traduttori, visto che non ci troviamo molto spesso a partecipare a riunioni… se non con noi stessi, davanti a una lunga lista di cose da fare. Però Severgnini aggiunge una cosa verissima: le idee migliori nascono nei luoghi più impensati e difficilmente davanti a una scrivania. Non per niente la traduzione perfetta ci si schiude davanti con lampante chiarezza mentre siamo avvolti dal vapore della doccia, o le nuove idee di business fioccano giusto mentre facciamo la spesa. Conclusione? La creatività non si imbriglia: quando proprio non ci viene in mente nulla di interessante, la soluzione migliore è levare gli ormeggi e scegliere la deriva.

3. Meno è meglio

Può il primo comandamento dell’eleganza femminile funzionare anche per i traduttori freelance? Senz’altro per i blogger, per chiunque debba scrivere testi di qualsiasi genere e anche per i traduttori, sempre che non si trovino a maneggiare materiale d’autore (la stragrande maggioranza dei casi, vero?). Su questo punto Severgnini va dritto al sodo e dà consigli pratici: le parole in più sono inutili e dannose, gli aggettivi si annacquano tra loro, i superlativi vanno usati una volta al mese, i punti esclamativi (definiti virus moderno!!!) una a settimana, ciò che si scrive non va per forza conservato e spesso l’attacco giusto di un articolo è nascosto al terzo paragrafo; così come, aggiungo io, la traduzione giusta di un termine ci si apre come cielo sereno alla decima ricorrenza. Per blogger & co. un ultimo avvertimento: c’è una guerra dell’attenzione in corso, quindi la parola d’ordine è “brevità”. Chiudo, che ho già scritto troppo.

4. L’importanza del dissenso

Anche in questo caso, non avendo a che fare tutto il giorno con colleghi o capi, difficilmente ci troviamo in gravi situazioni di dissenso e, anzi, per nostra fortuna spesso tra noi e io nostri interlocutori (leggi clienti) si instaurano ottimi rapporti di fiducia e stima reciproca… e se così non è, fuggiamo a gambe levate e via! Ma se non abbiamo sottomano qualcuno con cui instaurare una dialettica costruttiva, niente paura: noi traduttori freelance siamo bravissimi a dissentire con noi stessi, da dizionari dei sinonimi e contrari viventi quali siamo, e qualcosa di utile viene sempre fuori.

5. Volpi e ricci si aiutano a vicenda

Avete presente la celebre fiaba della volpe e il riccio di Archiloco? La prima è il prototipo della persona eclettica e irrequieta, il secondo quello della persona determinata e metodica. «Insieme spaccano», dice Severgnini, e sono d’accordo. Ma se penso alla maggior parte dei traduttori freelance che conosco, devo dire che queste doti confluiscano in tutti loro; in fondo, se non siamo eclettici e sempre alla ricerca di nuove strade restiamo indietro (ne abbiamo parlato qui), se non siamo determinati e metodici difficilmente ci guadagniamo la fiducia dei clienti, o direttamente i clienti. E voi come vi sentite: ricci con la coda o volpi con gli aculei?

6. La generosità è una forma di potere

«Mescolare generazioni, talenti e competenze porta risultati.» Riprendendo una filosofia indù, Severgnini ha diviso la vita in quattro fasi: fino ai 25 anni c’è l’apprendimento, dai 25 ai 50 l’ambizione, dai 50 ai 75 abbiamo restituzione, insegnamento e incoraggiamento; infine arriva il distacco (direi che sull’età pensionabile delle giovani generazioni il signor Beppe è stato un po’ troppo ottimista, ma pazienza). Questo punto mi è piaciuto moltissimo e lo trovo perfetto; solo, credo che tra freelance si cominci ad aiutarsi molto prima, passandosi volentieri contatti e consigli. E questa è non tanto una forma di potere, quanto una sorta di mutua assistenza autogestita che funziona benissimo.

7. La leggerezza non è superficialità

Severgnini intendeva dire che noia non equivale a cultura e viceversa, e su questo non possiamo che essere d’accordo. Io aggiungerei un’altra sfumatura: spesso noi freelance siamo angosciati da impegni e scadenze, dal timore di perdere i clienti o dalla temutissima pressione fiscale. Invece a volte dovremmo affrontare la realtà con un pizzico di follia e spirito positivo, fiducia nel domani e una certa dose di scellerata spensieratezza. Quindi viva la leggerezza, che ci aiuta a vivere meglio e a non cadere preda del male del traduttore moderno: il malefico overthinking.

E tu, hai altri consigli utili per il lavoro di tutti? Condividili con noi!

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