Errori di traduzione: e quando capita a te?

Gli errori di traduzione sono uno degli argomenti di conversazione preferiti da noi traduttori: dagli epic fail che hanno cambiato il corso della storia ai disastri di Google Translate, ridere di questi scivoloni ci piace da morire. E chi di noi non si fa odiare dai vicini di divano perché scova gli errori nei film sottotitolati, o persino in quelli doppiati, e arriva a farne una mezza tragedia con tanto di minaccia di scrivere al canale? (Ricordo a questo proposito quando mia cugina, guardando un cartone animato con svariati bambini, è scattata come una molla perché gli psichedelici pantaloni a pois di una pecora antropomorfa erano diventati dei pantaloni da polka… ma questa è un’altra storia!)

E quanti di noi si sono trovati a fare la revisione di una traduzione sanno quanto sia facile individuare gli errori nei lavori altrui: raramente una traduzione che ci arriva da qualcun altro ci sembra perfetta, poche volte buona, moltissime volte impresentabile, e naturalmente lo facciamo notare a chi di dovere con più o meno delicatezza. Insomma, siamo molto bravi a trovare e criticare i granchi degli altri. Ma quando siamo noi a sbagliare e veniamo colti sul fatto, come reagiamo? Siamo pronti a riconoscere l’errore? 

Businessman stepping on banana skin

Di certo è una questione molto personale, ma secondo la mia esperienza ci sono tre variabili fondamentali che cambiano la nostra reazione:

Il come

Molto dipende da come ci viene fatto notare l’errore: è la solita vecchia storia del è il modo che mi ha dato fastidio, come capita in molti ambiti, professionali e non. Sì, è vero, noi traduttori siamo molto gelosi del nostro lavoro e piuttosto permalosi quando si tratta di ricevere critiche, però a volte i clienti riescono davvero a umiliarci per molto poco, mettendoci sulla difensiva. Quando l’errore ci viene fatto notare senza drammi ma con spirito di collaborazione, soprattutto quando ancora non è irreparabile, è decisamente più facile mettersi in discussione.

Il cosa

Non è lo stesso ricevere critiche per uno svarione madornale che cambia completamente il senso di una frase o per una scelta stilistica. Nel primo caso c’è poco da fare: non resta che cospargersi il capo di cenere, ripromettendosi di imparare dall’esperienza. Nel secondo la questione è piuttosto opinabile, ed è qui che i traduttori si accendono. A tutti capita di ricevere critiche a cui è difficile ribattere: quando un capitolo di un libro ti ritorna completamente modificato a gusto del redattore (il quale non conosce nemmeno la lingua di partenza e reinterpreta tutto a modo suo) non si tratta né di difendere le proprie scelte né di incassare a testa bassa: l’unica opzione è la fuga.

Il quando

Ogni traduttore nella propria carriera attraversa momenti in cui si sente professionalmente più apprezzato, quindi più forte e sicuro di sé, capace di difendere meglio le proprie scelte o di accettare i propri errori come scivoloni momentanei, da cui apprendere per diventare più rigoroso. Però ci sono anche momenti in cui le cose sembrano andare storte, i clienti non si fanno sentire, i lavori interessanti scarseggiano, l’autostima scende in picchiata. In questi momenti un errore, magari segnalato in malo modo, può davvero affossarci e scatenare sentimenti negativi, di aggressività o di avvilimento.

Queste variabili possono condizionare la nostra reazione di fronte alla segnalazione di un errore, quindi riconoscerle può aiutare a mettere tutto in prospettiva e a contare fino a dieci prima di reagire. Ma una volta superato lo sgomento iniziale, qual è il modo migliore per agire? Ho provato a stilare una piccola guida in 7 punti:

1. Mantieni la calma

L’ideale è mantenere la calma ed evitare gli eccessi in attesa di capire bene cosa sia successo: mai ammettere subito l’errore (tornare indietro poi sarebbe molto più difficile, anche se eventualmente verificassi che l’errore non è così grave o non sussiste), ma nemmeno saltare subito al collo del cliente per difenderti: in questo caso se l’errore venisse confermato dovresti scusarti due volte.

2. Non accampare scuse

Se hai sbagliato hai sbagliato, e non c’è molto su cui discutere. Accampare scuse, o raccontare i fatti propri (“è un periodo di stress, avevo il bambino con la febbre, sto pensando al divorzio”) non è professionale e con ogni probabilità non interessa al cliente… quindi, nella prospettiva di lavorarci ancora, meglio evitare di presentarti come una persona poco affidabile.

3. Non scaricare la colpa sugli altri…

… e soprattutto sul cliente, che ovviamente non vuole sentirsi in fallo. Certo, i tempi di consegna erano strettissimi o il materiale di partenza era penoso, però se hai accettato il lavoro significa che sentivi di poterlo fare al meglio comunque, altrimenti avresti dovuto segnalarlo prima. Se ormai è andata, fai tesoro dell’esperienza per le prossime volte e non accettare lavori ad alto rischio di scivoloni.

4. Scusati… o no

Se l’errore c’è è inutile girarci intorno, perché si rischia di risultare poco professionali o direttamente patetici. Tanto meglio chiedere scusa apertamente; in fondo capita a tutti, e se il cliente si fida di te non avrà problemi a capirlo. Al contrario, se l’errore non c’è non ha senso assumersi colpe inesistenti: l’ideale è far valere le tue ragioni con la maggior pacatezza possibile… anche questo si impara, col tempo e la pratica!

5. Cerca di rimediare

C’è qualcosa che puoi fare per rimediare, come un’ulteriore revisione al testo, ad esempio? Chiuderti e dare la sensazione che il problema non ti tocchi più può essere controproducente; mostrati invece disponibile a trovare una soluzione o a collaborare per arginare il danno, e di sicuro il tuo gesto verrà apprezzato.

6. Sii sincero con te stesso

Ammettere di aver sbagliato è molto difficile; noi stessi cerchiamo degli alibi ai nostri errori prendendocela con gli altri o con situazioni esterne. Ma evitare i nostri punti oscuri non ha senso: accettare che solo noi siamo responsabili di una traduzione sbagliata, e sforzarci di capire se è successo per superficialità, stress o un errore di valutazione delle difficoltà, è fondamentale per trovare la nostra strada e diventare professionisti migliori.

7. Guarda avanti

Un errore non è un dramma, anche se sul momento può sembrarlo, perché da freelance temiamo di perdere la fiducia dei nostri clienti. Certo, in qualche caso può anche capitare, e dobbiamo esserne consapevoli, ma in altri una buona gestione dell’errore può persino rafforzare la fiducia. Comunque vada, sbagliare è sempre un momento di crescita, anche quando pensiamo di essere vittime di un’ingiustizia o di un giudizio troppo severo.

A te è mai capitato di dover rispondere di un errore di traduzione? Raccontaci com’è andata nei commenti!

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2 risposte a "Errori di traduzione: e quando capita a te?"

  1. Ciao Eleonora, felice di leggere i tuoi articoli e di ritrovarti… Hai dimenticato di specificare il caso in cui il cliente ti segnali degli errori e poi ti rendi conto che non esistono… Come agisci in questi casi? Gonfi il petto e lo ‘polverizzi’ facendolo sentire un cretino oppure giochi in maniera più diplomatica…

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