Genitori freelance: cosa ne pensano i bambini?

Ricordate quando non avevate figli, i vostri orari di lavoro erano più o meno fissi e tutto il tempo che non dedicavate al computer era destinato al partner, agli amici, al relax e a voi stessi in generale? Sì, pensateci bene: quei tempi sono esistiti davvero… finché un nanetto non ha fatto irruzione nella vostra vita fagocitando ogni pensiero, ogni briciolo di energia e ogni ora del giorno. In una sorta di rivoluzione copernicana, tutto ha cominciato a ruotare intorno a lui/lei complicando enormemente l’organizzazione familiare, come sa bene chi lavora o ha lavorato in un ufficio magari non proprio kid-friendly. Perché quando arriva un bambino avere un contratto può garantire diverse tutele (maternità pagata, permessi e quant’altro), ma certo non è semplice giostrarsi con i nuovi impegni e gli imprevisti sempre in agguato.

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Come accennavo nell’articolo L’Italia è pronta per i freelance? la flessibilità e l’indipendenza del lavoro autonomo sono una manna per i genitori affannati; noi mamme e papà freelance diventiamo una sorta di “elastici” che permettono una conciliazione familiare invidiabile. E, diciamolo, poter partecipare alla vita dei nostri figli, dalla festina dell’asilo alle passeggiate al parco, è un piacere pari a pochi altri. Certo, lo scotto da pagare è rinunciare al sonno e al tempo per sé e sfruttare ossessivamente ogni momento “libero” per mettersi al computer, ma cosa sono queste sottigliezze rispetto alla gioia di veder crescere i propri piccoli pur continuando a fare il lavoro che amiamo? E quanto saranno felici, loro, di avere un genitore così disponibile e presente?
Foto 2Ma i bimbi crescono in fretta, e più diventano bravi a esprimersi, più l’idillio di noi genitori freelance vacilla. E così quando meno ce l’aspettiamo li sentiamo sparare agli amichetti frasi del tipo: “Uh, mia mamma/papà lavora sempre!”, o dopo aver passato insieme tutto il pomeriggio, se al momento della nanna li lasciamo con l’altro genitore per iniziare una dura sessione di lavoro serale, ci sentiamo recriminare che li trascuriamo. Un giorno la mia bambina di cinque anni mi ha fatto aprire gli occhi: mi si è avvicinata e, con sguardo comprensivo e grande complicità femminile, ha protestato: “Mamma però, non è giusto che tu lavori sempre mentre papà va in ufficio e basta!”. Questa osservazione mi ha fatto riflettere: cosa pensano i bambini dei loro genitori freelance? Trovano che sia più presente il genitore con cui passano tanto tempo ma che vedono anche “distrarsi” al computer, o quello che sta fuori tutto il giorno ma quando è a casa è solo per loro?

Insomma: è proprio vero il detto “lontano dagli occhi lontano dal cuore”? Lo chiediamo alla dottoressa Antonella Besa , psicologa e psicoterapeuta specializzata in problematiche di coppia e familiari e fondatrice della rivista Noi2Magazine.

31e1b37 Si è proprio vero! I bambini vivono nel presente e fanno al cento per cento quello in cui sono impegnati. Quando un genitore esce dalla porta di casa sparisce dal loro campo visivo, quindi possono dedicarsi serenamente a tutt’altro fino al suo ritorno. In genere i bambini sanno che mamma o papà va in ufficio tutti i giorni e poi rientra a una certa ora e imparano a gestire senza preoccupazione quell’arco orario. Le cose cambiano quando un genitore non ha ritmi costanti o lavora da casa. Nel primo caso i bimbi non hanno una routine, perciò spesso hanno un maggior bisogno di essere rassicurati ed informati su dov’è e cosa fa il genitore, a seconda dell’età  e della consapevolezza che hanno del tempo. Nel secondo caso i bimbi faticano a capire che il genitore deve dividere il suo tempo tra loro e il lavoro, quindi non riescono a rispettare la classica preghiera implorante: “Ti prego, lasciami ancora cinque minuti per rispondere a una mail urgente o finire un testo!”

Purtroppo da questo punto di vista lavorare da casa è un arma a doppio taglio: da una parte permette di passare molto tempo con i figli e di seguirli di più, ma dall’altra non consente di aprire e chiudere i cassetti “lavoro” e “famiglia”. Il freelance li tiene sempre aperti a metà, creando uno stress da non sottovalutare. Dalla parte dei bimbi poi c’è lo svantaggio di avere il genitore accessibile fisicamente, ma non mentalmente ed emotivamente, e questo provoca loro la sensazione di dover combattere per ottenere la sua attenzione. Per chi lavora da casa, sarebbe importante riuscire a staccare in presenza dei figli per dedicarsi completamente a loro, e occuparsi del lavoro quando i bimbi sono all’asilo/scuola o quando è presente l’altro genitore.

Molti genitori notano che quando sono impegnati in alcune attività, ad esempio la cucina o i lavori di casa, i bambini più grandicelli giocano tranquillamente per conto loro, ma appena si siedono al computer reclamano attenzione. Perché il computer è visto come un “nemico” dai più piccoli, mentre altre occupazioni no?

Fare i lavori di casa e cucinare non assorbono l’attenzione del genitore al cento per cento, ma permettono un’interazione con i figli continua e senza generare un senso di esclusione del tipo “o… o…”. Al contrario, quando lavoriamo al computer la nostra concentrazione è totale. È come se chiudessimo fuori il mondo reale e saltassimo in un’altra dimensione dentro il mondo virtuale dello schermo. Questo passaggio è istantaneo, così come il drizzarsi delle antenne dei figli, che si accorgono immediatamente della nostra repentina assenza di attenzione. La nostra soglia del disturbo sale vertiginosamente e crea intolleranza alle interruzioni che ci fanno perdere il filo di quello che stiamo facendo. È chiaro quindi che il computer diventa un “avversario” pericoloso e del quale i bambini sono molto gelosi.

Lavorare da casa ha pro e contro: siamo presenti per i nostri figli ma a volte, volenti o nolenti, dobbiamo ricavarci un nostro spazio da dedicare al lavoro. Come possiamo far capire ai bambini che non è una mancanza di affetto da parte nostra ma una necessità che, nei limiti del possibile, devono imparare a rispettare?

È importante spiegare ai bambini che nella vita ci sono delle responsabilità e degli obiettivi che dobbiamo assumerci e rispettare anche se preferiremmo fare altro, ma che poi danno grandi soddisfazioni. Possiamo usare delle metafore che riguardano il loro quotidiano; ad esempio a un bimbo che va a scuola si può spiegare che è come imparare a leggere: richiede esercizio e tempo, ma che soddisfazione quando poi può leggere una storia a mamma e papà! Un altro concetto importante da insegnare ai bimbi è che il lavoro ci fa guadagnare i “soldini” che poi servono per comperare da mangiare, mettere la benzina nella macchina e prendere loro un regalino. Piano piano imparano che lavorare non è un divertimento che li esclude, ma una necessità come mangiare, dormire e lavarsi.

Allo stesso modo poi, si spiega che finito il lavoro ci sarà il tempo per stare insieme e si organizza qualcosa di bello da fare. Si instaura così una dinamica piacevole: prima lavoro e poi gioco! I bambini capiscono tutto, basta spiegare le cose con parole e concetti  alla loro portata e non abusare della loro pazienza e comprensione. Essenziale poi è mantenere le promesse fatte: se si dice loro “ora lavoro e dopo giochiamo”, poi bisogna rispettare il patto a tutti i costi.

Quali consigli può dare ai freelance per far sì che la vita familiare e lavorativa sia in armonia, in modo che i genitori non si sentano sopraffatti e i bambini trascurati?

  1. Organizzare il tempo. È una regola fondamentale per il genitore che lavora da casa: deve concentrare il lavoro quando i bambini sono impegnati fuori e quando vanno a dormire.

  2. Avere un partner collaborativo. L’altro genitore, quando c’è, può aiutare nella gestione dei figli (ad esempio portandoli fuori, facendo il bagno o giocando con loro) per liberare ore extra da dedicare al lavoro.

  3. Conoscere se stessi e i propri limiti. I lavoratori autonomi non hanno un capo né orari, perciò devono essere capaci di assumersi un carico di lavoro che sia fattibile nel tempo che hanno a disposizione, senza sovraccaricarsi troppo. La gestione ottimale del tempo è un imperativo per non essere costantemente sotto stress.

  4. Avere una rete di sostegno in caso di necessità. Gli imprevisti e le urgenze capitano a tutti. Quando il tempo sfugge di mano, avere una rete di amici e/o parenti che possa occuparsi dei bimbi in caso di impegni lavorativi inderogabili aiuta da un lato il genitore freelance a guadagnare del tempo extra, e dall’altro i bimbi a diversificare le loro esperienze.

Un ultimo consiglio: come gestire il senso di colpa che spesso e volentieri attanaglia i genitori freelance, dibattuti tra le richieste di attenzione dei figli e la necessità di portare a termine il proprio lavoro?

Diventare genitori è una scelta che cambia la vita e comporta grandi responsabilità nei confronti dei figli, che hanno bisogno della nostra presenza fisica ed emotiva; d’altra parte lavorare è quasi sempre una necessità e molto spesso una via attraverso cui una persona mette a frutto i propri studi, segue le proprie passioni e afferma se stessa. Lavoro e figli non sono mondi incompatibili: con qualche accorgimento e senza pretendere troppo da se stessi si possono conciliare senza drammi. Quindi, bando ai sensi di colpa! Ogni scelta comporta pro e contro, basta non farsi prendere dal panico e fare in modo di mantenere l’equilibrio fra il ruolo di genitore e quello di professionista.

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2 risposte a "Genitori freelance: cosa ne pensano i bambini?"

  1. Non posso che confermare, per esperienza diretta…ma personalmente mi rendo conto adesso, con un figlio ormai grande, di avergli trasmesso il senso del dovere e il rispetto del lavoro, perché non c’è migliore modo per fare loro comprendere il significato reale di un concetto altrimenti astratto per un bambino. Le gelosie sono inevitabili, la fatica è tanta e anche la pazienza, ma i nostri figli sanno capire molto di più di quanto immaginiamo e, se vogliono, sanno anche aspettare

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