Lingue o dialetti? Una passeggiata tra le varietà italiane

Forse lo parlate o forse no, ma senz’altro ha prestato parole ed espressioni al vostro vocabolario e conoscete parecchie persone che lo usano a volontà. Sì, mi riferisco al dialetto, una delle tante ricchezze della lingua italiana di cui il 17 gennaio si celebra la giornata nazionale. Linguaenauti ha colto l’occasione e, semplificando semplificando, ha messo insieme qualche curiosità sui dialetti dello stivale.

c-002

Partiamo con alcuni dati: l’ultimo rapporto Istat sull’uso del dialetto è stato pubblicato alla fine del 2014 (dati raccolti nel 2012). Il 53,1% del campione tra i 18 e i 74 anni parla italiano in famiglia, mentre l’uso prevalente del dialetto riguarda il 9% della popolazione (le percentuali scendono con gli amici e crollano con gli estranei). Le donne mostrano una maggiore propensione a parlare in italiano in famiglia (55,2% a fronte del 51% degli uomini) e con gli amici (60,9% contro il 51,7% degli uomini). L’uso prevalente o esclusivo dell’italiano in famiglia è più diffuso al Centro e nel Nordovest (69,5%) rispetto al 38,8% dei residenti nel Nordest, Sud e isole.

Sfatiamo qualche convinzione

dialettiÈ ancora diffusa l’idea che i dialetti siano una “corruzione” dell’italiano, ma non è affatto così: sono la normale evoluzione della lingua parlata localmente, che deriva in prevalenza dal latino (ma anche da dialetti tedeschi al nord e dal greco e albanese al sud) con l’influenza delle lingue precedenti (i sostrati) o arrivate successivamente con le conquiste militari, i movimenti migratori e così via. L’italiano standard si è evoluto a partire dal toscano. Perché proprio il toscano? È presto detto: grazie al prestigio e al successo di autori in volgare come Dante, Boccaccio e Petrarca (come sappiamo, anche il milanese Manzoni andò a sciacquare i panni in Arno secoli dopo). Dopo l’Unità d’Italia questa lingua principalmente letteraria parlata da una piccola percentuale della popolazione si diffuse grazie all’istruzione obbligatoria e, soprattutto, alla televisione. Insomma, pensate: se Jacopone da Todi avesse avuto più fortuna oggi ben altro italiano risuonerebbe nella penisola!

Lingue o dialetti?

La diatriba sulla definizione di lingua e dialetto è lunga e tortuosa e in Italia diventa particolarmente complicata per la grande varietà di parlate locali, alcune con una lunga tradizione letteraria o politica. Il governo italiano riconosce ufficialmente come lingue il sardo, il friulano e il ladino, mentre l’UNESCO riconosce anche il napoletano e il siciliano. Il dibattito tra tutela del patrimonio culturale e la normale evoluzione delle lingue è ancora lungo.

Quali dialetti si parlano in Italia?

È molto difficile tracciare confini netti per i dialetti italiani, dal momento che la varietà è talmente vasta da non consentire l’individuazione di ampi fasci di isoglosse, ovvero zone geografiche che condividono gli stessi tratti morfologici, fonetici o lessicali. Detto più semplicemente, in Italia anche paesini confinanti presentano dialetti con differenze molto marcate.

Tuttavia è possibile individuare delle macroaree secondo alcune FrancescoPetrarca_250x286caratteristiche peculiari che permettono di raggruppare un buon numero di dialetti, di cui mi limito a segnalare solo alcuni tratti fonetici che senz’altro riconoscerete. La prima è la linea La Spezia-Rimini e delimita i dialetti settentrionali, che presentano l’indebolimento delle consonanti intervocaliche (ad esempio la semplificazioni delle doppie), la caduta delle vocali atone finali eccetto la a e l’assibilazione, o trasformazione in s, di consonanti palatali come la c. Insomma, il buon vecchio gióso de vin (dove “goccio” naturalmente è una metonimia per “bicchiere colmo”!).

Dante_Alighieri_2La linea Roma-Ancona separa la macroarea toscana da quella centro-
meridionale, che va da Lazio, Umbria e Marche fino a Puglia e Calabria settentrionali. Come abbiamo detto, dal toscano deriva l’italiano standard, ma le differenze ci sono eccome. La principale consiste nella cosiddetta gorgia toscana, ovvero l’aspirazione di k, t, p (Mihela è nel phratho). L’area centro-meridionale invece si caratterizza per la vocale finale indistinta ə (quant’è bellə!), per la sonorizzazione delle occlusive dopo nasale, come dente > dende e per l’affricazione della s (un conziglio).

CanzoniereI dialetti meridionali estremi vanno dal Salento alla Calabria centro-meridionale fino alla Sicilia e anche in questo caso i tratti comuni sono tanti e interessanti, come la distinzione tra o e u latine finali (focu meu! è l’Oh my God! della Calabria meridionale) o i suoni detti cacuminali, curiosamente presenti anche nelle lingue indiane e scandinave: l’affettuoso appellativo bedda mia ha proprio questo suono occlusivo retroflesso sonoro.

Le curiosità sui dialetti italiani sono infinite quanto la loro varietà. Voi ne conoscete qualcuna? Aspetto i vostri commenti!

Segui Linguaenauti su Facebook e Twitter @LinguaenautiBL


12 risposte a "Lingue o dialetti? Una passeggiata tra le varietà italiane"

  1. Complimenti! Un bellissimo articolo, molto chiaro.
    Se permette vorrei citare alcuni vocaboli napoletani che derivano dal greco (sono emigrato al nord da tempo e la nostalgia si fa sentire) che ho copiato da un articolo apparso su fan page tempo fa: inoltre, personalmente, aggiungerei “kofos” che per i greci significava “di sapore sgradevole” a Napoli diventerà “ciofeca” come Eduardo definiva il pessimo caffè preparatogli dalla moglie Concetta (Natale in casa Cupiello).
    Una curiosità: lei cita come lingue che influenzano i dialetti meridionali, anche l’albanese, però mi risulta che tale lingua appare abbastanza tardi, ad influenzare non dovrebbe essere quindi l’illirico? Dai miei appunti mi risulta che il primo testo in albanese risale al 1555, anche se in realtà una prima menzione (scritta) avviene durante un processo a Ragusa del 1284. Inoltre la lingua venne riconosciuta ufficialmente dal 1909 (anche la Piana degli Albanesi era denominata fino al 1941, Piana dei Greci).
    Grazie dell’attenzione e mi perdoni la prolissità (sono un chiacchierone 😁)

    "Mi piace"

  2. la mappa e’ tutta sbagliata. Non c’e’ un dialetto Abruzzese perche’ L’Aquilano fa parte dei dialetti centrali. E nel Lazio la zona meridionale parla dialetti napoletani.

    "Mi piace"

  3. Un articolo così….. Articolato che non fa menzione del Veneto? Parlato da 5 milioni di veneti qui e altri 3 da veneti emigrati nel mondo??
    È una lingua riconosciuta dallunesco.
    Lo aggiorniamo?

    "Mi piace"

  4. I miei genitori sono Sardi, entrambi del sud dell’isola, ma provengono da paesi diversi. Entrambi parlano il sardo meridionale ma molti termini sono differenti tra un paese e l’altro. Un esempio: ‘pipistrello’ si dice ‘sizzimurreddu’ o ‘zurrundeddu’ a seconda che a parlare sia mia madre o mio padre. =)

    "Mi piace"

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.